Varinella nella Storia

Tra i cultori di storia locale non pochi concordano nel ritenere che il nostro borgo, insieme ad altri della zona, sia stato edificato utilizzando materiale proveniente da Libarna, l’antica città romana scomparsa ai tempi delle invasioni barbariche. Nulla tuttavia vieta di credere che, già in epoca romana, una torre di avvistamento potesse sorgere in quella parte di territorio verso la Scrivia dominante dall’alto una vasta porzione di valle e destinata col tempo a diventare il nucleo originario dell’intero abitato. Ma è intorno al Mille, in seguito alla fondazione della cella di Sant’Eusebio, che i monaci del vicino e oggi scomparso monastero di Precipiano dettero vita al paese e avviarono la prima forma di organizzazione sociale. L’influenza che il convento esercitò sullo sviluppo e l’evoluzione storica sarà continua né limitata alla sfera religiosa. L’istituzione monastica svolgerà, quasi costantemente, quell’azione giuridico-amministrativa propria di chi esercita un potere temporale e il palazzo comitale, o casa dell’abate, resterà a lungo il luogo deputato a rappresentarla. Allo stato attuale delle conoscenze non risultano documenti riguardanti Varinella anteriori al 1196, anno in cui, su di una Bolla del Papa Celestino III, figura il nome del paese nell’elenco dei beni in possesso dell’abbazia di Precipiano. Sotto questa data, è attraverso una Bolla Pontificia, la Villa di Varinella; conosce dunque, con la propria menzione, la sua più antica collocazione storica. Non sembri inutile insistere sulla caratteristica che il nostro borgo ebbe col nascere e svilupparsi nel contesto di una feudalità monastica; tutto ciò ha conferito alle sue vicende aspetti di sicura originalità non sempre assimilabili a percorsi storici comuni agli altri centri del territorio. A rappresentare questa lunga e ben caratterizzata signoria feudale che attraversa secoli di storia non mancano significativi richiami. Il giuramento di fedeltà prestato all’abate di Precipiano da parte degli uomini di Varinella nell’anno 1280 è certamente una testimonianza ricca di implicazioni di carattere storico-giuridico che da questo fatto scaturiscono. Sul finire del XVI secolo prende poi l’avvio la documentazione offerta dai registri parrocchiali e dai resoconti delle visite pastorali che si rivelerà assai utile ai fini di una conoscenza dettagliata delle singole comunità locali. Dalle visite pastorali è possibile desumere tanto la situazione degli edifici del culto quanto l’andamento demografico; né vi appaiono trascurate quelle notizie che concorrono a caratterizzare momenti particolari della storia (si pensi alle epidemie). In questo modo, dal contenuto di una tra le diverse relazioni, apprendiamo che Varinella, nel 1656, contava 300 anime suddivise in 48 fuochi. Per quanto attiene agli edifici del culto è già stato riferito si hanno sicure notizie della loro presenza già intorno al Mille. Le più antiche visite pastorali documentano come in epoca rinascimentale la chiesa non occupasse l’attuale sede ma sorgesse ai margini dell’insediamento abitativo loco foresto;, secondo l’espressione usata dal Vescovo di Tortona Mons. Cesare Gambara nella relazione stesa in occasione della visita pastorale il 13 ottobre 1589). Furono le pessime condizioni in cui versava l’antico edificio che indussero lo stesso Vescovo ad ordinare la costruzione di una nuova chiesa. La documentazione riferita all’anno 1600 fa fede tanto dell’avvenuta erezione quanto della sua collocazione nella sede attuale. Circa tre secoli dopo (1886) i lavori di ampliamento (il campanile stesso verrà elevato) porteranno l’edificio alla sistemazione definitiva. Sul finire del XVIII secolo, abbandonato e distrutto il convento di Precipiano, vengono meno per Varinella alcuni tratti caratteristici della sua identità. Scomparsa ogni traccia di quella che fu una antica e insigne feudalità monastica, il borgo lega i propri destini al Regno di Sardegna, ai Francesi di Napoleone, di nuovo ai Savoia e, nel 1861, al Regno d’Italia. (Prof. Maurizio Tavella, Due Guerre, una Cappella pubblicato nel 2006 pp. 23-25 – Edizioni Libreria Clup)